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SCUOLE  DI  SPECIALIZZAZIONE  PER  L'INSEGNAMENTO



CONSIGLIO NAZIONALE STUDENTI UNIVERSITARI

Prot. n. 05

Data spedito il 21/6/01

   

Mozione n.

All’On.le Ministro

OGGETTO: scuola di Specializzazione per l'Insegnamento.

Adunanza del 21 Giugno 2001

IL CONSIGLIO NAZIONALE STUDENTI UNIVERSITARI

Sentiti i Relatori;

APPROVA LA SEGUENTE MOZIONE

Si intende richiamare l’attenzione sulla grave ed estremamente confusa situazione delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento, per le quali non sembrano prospettarsi possibilità di un reale miglioramento neanche alla luce del Decreto Ministeriale in via di approvazione recante le norme per la loro disciplina.

Di fatto al giorno d’oggi in Italia si sta disincentivando da ogni punto di vista chiunque avesse interesse ad insegnare nelle scuole medie, inferiori e superiori.

Fino ad oggi la Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento, della durata di 2 anni, doveva seguire il conseguimento della laurea. Dall’entrata in vigore del succitato D.M. essa sarà frequentabile dopo la laurea di primo livello per l’insegnamento alle scuole medie inferiori, dopo il conseguimento di 240 crediti (di cui 180 per una laurea di primo livello ed ulteriori 60 crediti nell’ambito di un percorso di laurea specialistica) per l’insegnamento nelle scuole superiori. Occorre capire se e quanto i tempi per l’immissione nel mondo del lavoro saranno effettivamente abbreviati (si passa da un 4+2 o 5+2 ad un 3+2 o 3+1+2).

Negli anni della Scuola di Specializzazione gli studenti non vengono retribuiti, ed essendoci l’obbligo di frequenza il loro status è praticamente incompatibile a qualsiasi forma lavorativa. Giacché lo scopo di questa Scuola è esclusivamente l’abilitazione a svolgere il mestiere forse più sottopagato nell’ambito dell’intero mondo lavorativo, gli studenti, anche i più motivati, tendono a considerarla solo come una scelta di ripiego, e questo comporta enormi preoccupazioni riguardo alla qualità degli insegnanti ivi formati. Tutto ciò va sommato ad una sempre maggiore carenza di docenti, per lo meno per quanto riguarda le materie scientifiche.

Allego alla presente una lettera di due studentesse dell’area scientifica, le quali, essendo interessate alla professione di insegnante, sono rimaste quantomeno sconcertate nel loro tentativo di approfondire la situazione delle Scuole di Specializzazione.

Poiché dalla formazione degli insegnanti dipende una fase estremamente importante del processo di sviluppo del Paese, il C.N.S.U. rivolge un caloroso invito alla neoeletta Ministro perché si occupi delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento con estrema urgenza, auspicando una collaborazione sempre più stretta con i soggetti interessati (Università, Scuole medie inferiori e superiori, docenti e studenti), in modo da cercare al più presto soluzioni positive.

Milano, 18/06/2001

Caro Ministro,

all'inizio del suo mandato vorremmo richiamare la sua attenzione sulla situazione dell'insegnamento in Italia, situazione a noi molto cara e con nostro dispiacere fino ad ora sottovalutata e bistrattata.

Siamo due studentesse dell'ultimo anno delle facoltà di Matematica e Fisica, e vorremmo parlare a nome di altri studenti, laureandi e laureati.

Il nostro desiderio di insegnare nasce dalla passione per ciò che studiamo, dal desiderio di comunicarla e da un impeto educativo: gli anni della scuola superiore rappresentano infatti un periodo delicato e decisivo per la crescita e la maturazione della persona.

Ci accorgiamo che tra noi studenti - specialmente dei corsi di laurea scientifici più impegnativi - questo desiderio è sempre più raro, e anche i più determinati si scontrano con una realtà scoraggiante.

1.        L'attuale scuola di specializzazione prevede 2 anni di corso, da frequentare dopo avere conseguito la laurea, al termine della quale è fissata una prova di esame (di cui non si sa ancora se avrà valore di concorso).

I 2 anni sono totalmente programmati e organizzati da professori universitari: nessuna interazione col mondo della scuola secondaria superiore è infatti previsto.

Così i programmi dei corsi vengono decisi in modo puramente casuale, senza tenere conto degli obiettivi della scuola decretati dalla legge ministeriale.

E' utile riportare qualche esempio: i corsi prevedono dei laboratori didattici, che non vengono sfruttati come tali, bensì come lezioni teoriche, perché, evidentemente, non ne si è compreso lo scopo. Nell'ambito delle Facoltà umanistiche come Lettere e Magistero, invece, dove sarebbe realmente necessario un completamento della formazione scolastica (dato che lo studio universitario è per lo più fatto di corsi monografici), gli argomenti del corso di laurea non vengono approfonditi, privilegiando le materie dell'area pedagogica.

2.        L'attuale proposta prevede un percorso di 6 o 7 anni di studio prima di potere accedere all'insegnamento. Lo studente si vede costretto a rimandare di due anni l'ingresso nel mondo del lavoro, dovendo per di più sostenere il costo non indifferente di tale scuola.

La maggior parte dei laureati attualmente frequentanti si vedono, perciò, costretti a svolgere contemporaneamente supplenze presso scuole medie superiori; e questo, unito all'obbligo di frequenza della scuola di specializzazione, all'impegno che essa richiede e agli esami che prevede, è poco sostenibile: si verifica nei fatti l'impossibilità di condurre entrambe gli impegni in modo adeguato.

Quello che lascia perplessi è soprattutto la richiesta fatta allo studente di 6 o 7 anni, nel migliore dei casi, 8 o 9 più realisticamente parlando, per prepararsi ad un lavoro mal retribuito.

Possiamo portare come esempio contrario a quanto appena esposto la carriera del medico: essa prevede 6 anni di università e 4 di specializzazione, per di più pagata. Al termine di questo iter, come ben sappiamo, le retribuzioni risulteranno molto maggiori.

Certamente non si sta pensando di incentivare gli insegnanti!!

In merito a questo vorremmo porre un problema che già si sta verificando, ma che con questo sistema, risulterà sempre più grave. Oggi è sempre più difficile per una scuola trovare insegnanti di matematica e fisica, tanto che spesso capita, durante l'anno, che vengano avanzate molte proposte di supplenze agli studenti universitari, che devono rifiutare a causa degli impegni di studio.

Occorre quindi ripensare alla scuola di specializzazione per insegnanti nel suo complesso sia dal punto di vista contenutistico che organizzativo.

Per questo innanzitutto è necessario:

·         decidere a quale punto del percorso formativo inserirla: è infatti alto il rischio di esagerare nei contenuti se posta dopo la laurea vecchia o dopo il 3+2 della riforma, oppure di essere troppo sintetici nel caso sia inserita dopo la laurea di 3 anni.

·         coinvolgere i professori delle scuole medie inferiori e superiori nella definizione degli obiettivi formativi e nella loro attuazione, affinché quanto si impara sia veramente utile all’insegnamento.

Con la speranza di averla sensibilizzata su questo problema e di trovarla con noi sulla sua decisività, le porgiamo distinti saluti

Cecilia Carrettini

Elena Caserini

 

Il segretario

f.to Paola Gironi

Il presidente

f.to Tommaso Agasisti