OGGETTO: Legge finanziaria 2002 concernente l’Università e
la ricerca.
Adunanza del 16 ottobre 2001
IL CONSIGLIO NAZIONALE STUDENTI UNIVERSITARI
Sentiti i Relatori;
APPROVA IL SEGUENTE DOCUMENTO
Il CNSU intende esprimere le proprie perplessità
in merito alla legge finanziaria del 2002 per quanto concerne l’Università
e la Ricerca.
Il 2002 per l’Università rappresenta
l’anno del cambiamento, atteso e indispensabile, per svincolare il sistema
universitario da uno stallo decennale.
Perno della riforma è l’autonomia
didattica, ma ciò che deve cambiare, insieme ad un nuovo modo di
intendere e organizzare la didattica, è anche il sistema complessivo,
fatto di una carenza generalizzata di strutture, laboratori, aule (infrastrutture
ancora più indispensabili per la riforma in atto) e di un rapporto
docente studenti tra ipiù bassi in Europa (è impensabile
rinnovare il modo di fare didattica se non aumenta notevolmente il numero
dei docenti e non si provvede ad una verifica reale dei loro obblighi
anche attraverso la riforma dello stato giuridico).
I primi dati non ufficiali evidenziano un
aumento sul territorio nazionale delle immatricolazioni, che in considerazione
anche della curva demografica discendente, dimostra come il nuovo sistema
di istruzione superiore abbia avuto un riscontro favorevole tra i giovani
e meno giovani.
In questo senso, i dati presenti in finanziaria
non sono ancora corrispondenti alle esigenze del cambiamento.
Preoccupante è la possibilità
che la riduzione degli investimenti statali, tra l’altro, potrà
comportare un inevitabile aumento delle tasse, quadruplicato dal ’94 ad
oggi, aggiungendo ulteriori disagi agli studenti ed alle loro famiglie.
Le voci su cui il Consiglio vuole porre
la propria attenzione sono:
- Il fondo di finanziamento ordinario degli atenei
- I fondi destinati al diritto allo studio
- I fondi destinati all’edilizia Universitaria
- I fondi destinati alla ricerca.
Il fondo di finanziamento ordinario aumenta
rispetto all’anno precedente di soli 176 miliardi (pari all’1,4%), aumento
superiore alle previsioni fatte per il 2002 nella precedente finanziaria,
ma in previsione per gli anni successivi diminuirà sensibilmente
fino al 2004 quando il fondo previsto sarà inferiore a quello stanziato
nel 2001.
Detti stanziamenti, probabilmente, non saranno
sufficienti neanche per pagare gli aumenti di stipendio dovuti per legge
o per contratto nazionale al personale docente e tecnico-amministrativo.
IL CNSU, pur ritenendo positivo il rapporto
anche economico tra le Università, territorio e soggetti privati
nello sviluppo e nella crescita del sistema formativo, ritiene che lo
Stato debba investire maggiormente nel ruolo e nella funzione pubblica
del sistema universitario; al contrario, un’eccessiva e sempre maggiore
dipendenza dai privati, potrebbe ledere la libertà di docenza e
di ricerca.
Il fondo desinato al diritto allo studio
rimane invariato rispetto al 2001, ovvero 250 miliardi.
I dati al 2001 indicano che il 22% degli
studenti aventi diritto ai benefici del diritto allo studio ancora non
ottiene una borsa per mancanza di fondi.
Negli ultimi cinque anni il fondo è
passato progressivamente da 0 lire ai 250 miliardi del 2001 riconfermati
per il 2002. Di fatto non si è dato seguito al precedente andamento
che ha portato ad una copertura del 78% tra aventi diritto e fruitori
effettivi. La situazione si aggrava ancor di più se si pensa anche
che il nuovo DPCM, varato il 4 ap rile 2001, aumenta sia il numero dei
possibili fruitori dei servizi (oltre agli studenti delle lauree e lauree
specialistiche, anche ai dottorandi, agli specializzandi ed agli studenti
che partecipano ai programmi di scambio internazionale), sia l’importo
nominale delle borse di studio.
Dunque non si arriverà sicuramente
alla copertura totale degli idonei; anzi, il rischio di indietreggiare
enormemente rispetto ai programmi fatti fino ad oggi è concreto.
Il CNSU ritiene indispensabile un aumento dei fondi per passare ad almeno
350 miliardi per il 2002, al fine di rispettare il principio sancito dalla
costituzione di agevolare gli studenti meritevoli, seppur privi di mezzi,
durante il corso di studi.
Anche il finanziamento per l’edilizia Universitaria
diminuisce considerevolmente e si dimezza nel prossimo triennio.
Ciò potrebbe causare gravi problemi
a quelle Università che avevano contato su tali fondi per far fronte
alla situazione spesso drammatica in cui versano gli atenei dal punto
di vista strutturale ed edilizio.
Il CNSU nota invece con favore come la legge
finanziaria preveda il finanziamento della legge n. 338 del 2000 in materia
di residenze universitarie.
Va inoltre considerato che questa finanziaria
blocca le assunzioni per il personale tecnico amministrativo, ledendo
il principio di autonomia gestionale degli Atenei.
Per quanto riguarda la questione della ricerca
preoccupa notevolmente la carenza di fondi destinati a tale scopo.
Lo stanziamento dello stato per la ricerca
è totalmente inadeguato soprattutto tenendo conto del forte ritardo
rispetto agli altri paesi europei (la percentuale del PIL dedicata alla
ricerca nel nostro paese è pari alla metà della media Europea).
Complessivamente, dalla letteratura latina
all’ingegneria aerospaziale, dalla genetica alle scienze economiche, il
bilancio dello Stato mette a disposizione 160 miliardi, ovvero meno di
tre milioni per docente ogni anno, cifra che diventa quasi nulla se si
considerano anche le attività di ricerca di tutto quel personale
universitario non strutturato ( dottorandi, assegnisti di ricerca, laureandi,
etc…).
La mancanza di fondi in tale campo preoccupa
soprattutto perché può avere come conseguenza quella di
una didattica totalmente separata dalla ricerca, che non avrà altro
esito se non quello di abbassare il livello qualitativo degli studi Universitari.
Da questo punto di vista è necessario
anche prestare attenzione all’elevata età media dei docenti delle
nostre Università. Il CNSU si sarebbe aspettato una serie di interventi
strutturali in finanziaria per consentire l’ingresso nei ruoli della docenza
Universitaria di giovani ricercatori che spesso, trovandosi in condizioni
di precarietà lavorativa, sono costretti ad abbandonare il nostro
Paese a favore di nazioni che investono molto di più sia in risorse
materiali ( fondi per la ricerca ), che in risorse umane ( assunzioni
di giovani ricercatori).
Alla luce delle considerazioni sopra esposte,
il CNSU ritiene indispensabile ridefinire le voci riguardanti l’investimento
per il sistema universitario.
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