APPROVA IL SEGUENTE DOCUMENTO:
Il CNSU si è impegnato, nel documento "Obiettivi e
Strumenti 2001", a redigere un documento di giudizio tecnico e generale in
merito all’applicazione della Riforma Universitaria all’interno degli
Atenei. Questo vuole essere un primo approccio generale al problema, in cui
sottolineare le principali questioni sorte in questi primi mesi. Sarà poi
compito del Consiglio fare anche un documento più specifico ed analitico delle
situazioni riscontrate nei singoli Atenei, sulla base dei Regolamenti Didattici
e del rapporto con le rappresentanze studentesche locali.
Il primo e maggiore problema che viene riscontrato nelle
Università è quello di una inadeguata modalità di fornire informazioni agli
studenti. Tale aspetto sussiste su molteplici aspetti, che ora si cercherà di
analizzare singolarmente.
Il Consiglio auspica una nota di indirizzo del Sig. Ministro
che, nel rispetto dell'autonomia degli Atenei, possa indicare una serie di punti
che dovrebbero essere esplicitati per rispondere alle esigenze di chiarezza
poste dagli studenti. Ci si riferisce a vari aspetti, di seguito indicati:
Modalità di passaggio dal vecchio al nuovo sistema
La legge vigente non fissa un termine entro il quale gli
studenti debbano passare dal vecchio al nuovo ordinamento: Il C.N.S.U. ritiene
che il passaggio debba essere consentito in qualsiasi momento senza imporre un
termine per lo stesso, anche perché vanno ancora definite alcune questioni
importanti. Si va da casi in cui nel passaggio si perdono esami e relativi
crediti, a casi in cui con pochi esami ci si trova quasi laureati. Inoltre, non
essendo state predisposte le lauree specialistiche, molti studenti, che già
pensano di proseguire con la laurea di secondo livello , non transitano perché
incerti sul futuro. Infine, il Consiglio teme casi in cui non si conoscano
ancora le modalità della conversione del vecchio percorso nel nuovo. Inoltre
manca chiarezza e si auspica un impegno rapido nella ridefinizione della legge
sul rinvio del servizio di leva per motivi di studio, sia in generale, sia
per chi passa al nuovo ordinamento dove va prevista un’equiparazione del
valore degli esami in crediti.
Coesistenza del vecchio e del nuovo sistema
Nella quasi totalità dei casi, nelle Facoltà convivono
laurea triennale e vecchia laurea.
Si assiste dunque al fenomeno per cui gli stessi corsi sono
frequentati da studenti appartenenti a diversi ordinamenti, creando di fatto
notevoli disagi per gli studenti iscritti al vecchio ordinamento, che per legge
hanno diritto alla conclusione del loro percorso formativo. Il CNSU ritiene che
sia importante, là dove possibile, mantenere corsi e programmi di insegnamento
separati e modalità di verifica diversificate.
Soggetti
coinvolti nei passaggi di ordinamento
Spesso chi dovrebbe essere addetto a fornire informazioni non
è in grado di farlo, in parte per disinformazione, in parte per ritardi nelle
decisioni da parte degli organi competenti. E’ necessario che ci siano
appositi organismi competenti in materia.
Il C.N.S.U. ritiene pertanto opportuno
creare commissioni ad hoc per la gestione del passaggio da vecchio a nuovo
ordinamento; una sorta di commissione composta in maniera paritetica da docenti
e studenti coadiuvati da personale tecnico amministrativo delle segreterie.
Infatti uno dei principali problemi, che genera in molti casi confusione tra gli
studenti, è la carenza di coordinamento tra i vari soggetti che informano gli
studenti ed eseguono il lavoro di passaggio tra gli ordinamenti. In questo
contesto va vigorosamente riconosciuto e valorizzato, ove esistente, il
fondamentale ruolo dell’associazionismo e delle rappresentanze studentesche,
che sta svolgendo un insostituibile ruolo di supporto informativo.
Accesso al mondo delle
professioni
In questo campo il CNSU si è già espresso per ben due volte
in merito ai singoli Regolamenti. Tuttavia il Consiglio intende suggerire alcuni
accorgimenti necessari affinché il lavoro svolto nel tentativo di un maggiore
raccordo con il mondo professionale non sia vanificato. Anzitutto il CNSU chiede
di conoscere lo stato della discussione in merito alla professione di Dottore
Commercialista. Infatti, a fronte del costante aumento di iscritti ai corsi di
laurea interessati a questo sbocco professionale nell’ambito della professione
di dottore commercialista non c’è adeguata informazione. Il CNSU ritiene che
sia assolutamente urgente chiudere questo problema e manifesta il suo interesse
ad esprimere parere sull’accordo che verrà raggiunto tra Ministero ed Ordini
competenti.
Per quello che riguarda invece la riforma dell’accesso alle
altre professioni, già in corso di attuazione a seguito della loro
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il CNSU ritiene che il Ministero debba
predisporre una massiccia campagna informativa per far conoscere agli studenti
le opportunità di accesso alle professioni fornite dai nuovi titoli.
L’obiettivo potrebbe essere raggiunto tramite depliant e guide da inviare agli
Atenei, nonché tramite adeguata pubblicità sul sito del MIUR, sui siti degli
Atenei, sui siti delle Rappresentanze Studentesche, ecc.
Il CNSU infine ritiene importante chiarire in modo più
diffuso quale sarà il valore dei nuovi titoli universitari e come questi
andranno a collocarsi nell’insieme del sistema lavorativo, pubblico e privato.
In questo senso il CNSU propone di attivare due iniziative.
La prima è incentivare in misura sempre maggiore gli Atenei e le Facoltà ad
indicare in modo chiaro gli sbocchi professionali possibili per ogni corso
di laurea e la struttura dei corrispondenti percorsi formativi. La seconda è di
attivare un tavolo di lavoro con rappresentanti delle più importanti realtà
del mondo produttivo su scala nazionale, Ufficio Legislativo del Ministero,
Consigliere del Ministro e Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari al
fine di definire per ogni classe di laurea possibili figure professionali.
Questo permetterebbe dunque di conciliare le esigenze del mondo del lavoro, di
conoscere le potenzialità dei nuovi percorsi formativi e per gli studenti di
conoscere preventivamente le esigenze del mondo del lavoro legate ai diversi
Corsi di Studio. Una programmazione in tal senso rappresenterebbe, a giudizio
del CNSU, una svolta sostanziale nelle modalità di interazione tra MIUR, mondo
del lavoro e realtà studentesca.
Tasse Universitarie, attivazioni e garanzie
Gli Atenei hanno nella maggior parte dei casi aumentato le
tasse universitarie. Oltre a ciò si paventa il reale pericolo di una tassa
ancora più onerosa e differente per la laurea specialistica. Il CNSU
ritiene che introdurre una differenziazione delle tasse per i diversi livelli
formativi sia un errore perché si introdurrebbe un criterio selettivo
solo in base al reddito. La differenza tra primo e secondo livello di studio
dovrà venire in base all’effettiva spendibilità dei titoli. Inoltre
l’aumento effettivo e previsto non comporta automaticamente l’innalzamento
dei servizi. Le tasse degli studenti non possono essere l’unica modalità di
sostenere i maggiori oneri per i nuovi corsi previsti dalla riforma.
Il CNSU ritiene che compito di finanziare i maggiori
costi della Riforma sia anzitutto del Ministero, colmando un vuoto di
destinazione delle risorse, storico in Italia, e delle Università tramite una
gestione più attenta.
Si allega alla presente il parere espresso da questo
Consiglio sulla legge finanziaria, ribadendo in particolare che è preoccupante
l’ipotesi di diminuzione del F.F.O. che porterebbe ad un indebolimento
economico degli atenei e ad un pericolo reale di aumento delle tasse.
Inoltre si teme la diminuzione del fondo per il Diritto allo
Studio (che negli ultimi anni invece è stato sempre aumentato) che impedirebbe
a decine di migliaia di giovani di proseguire gli studi.
Va inoltre specificato che oggi in Italia prende la borsa di
studio uno studente iscritto su 12 mentre negli altri paesi europei la media è
di una borsa ogni 3 studenti iscritti.
Infine c’è il problema dei C.U.S. (Comitati universitari
sportivi) italiani. La finanziaria prevede ulteriori finanziamenti per la
costruzione di nuovi impianti ma addirittura diminuisce i fondi per gestirli.
E’ chiaro che questa non è una metodologia che possa essere al servizio del
sistema universitario.
La richiesta del C.N.S.U., per concludere, è di aumentare i
finanziamenti del F.F.O., del Fondo per il Diritto allo Studio e per la gestione
degli impianti dei C.U.S.
Tutto ciò per rendere realmente possibile e funzionale la
riforma universitaria.
Si sottolinea come sia assolutamente incomprensibile
l’avvenuta proliferazione dei corsi, poiché spesso questi non hanno adeguata
copertura finanziaria e sono il frutto di ristrette esigenze di pochi
docenti .
A tal proposito il CNSU propone di indicare una metodologia
di garanzia per l’attivazione dei corsi, che si basi sull’effettiva
copertura finanziaria e sull’impegno continuato di un numero congruo di
docenti che si facciano garanti per l’attivazione ed il funzionamento
del corso per una durata non inferiore ai tre anni, oltre, naturalmente, ai già
previsti adempimenti di legge (contatti con il territorio e con il mondo del
lavoro, etc.).
Il CNSU ritiene inoltre che i regolamenti didattici delle
singole università esplicitino le modalità di iscrizione alle LLS in maniera
da superare i possibili inconvenienti per gli studenti che conseguono la laurea
in sessioni lontane dall’inizio dell’anno accademico.
Contenuti dei Corsi e
sostenibilità dei carichi didattici
Le caratteristiche dell’insegnamento universitario
suggeriscono che l’obiettivo che un corso di laurea deve perseguire è
duplice. Da un lato, fornire una preparazione culturale di alto livello, per
quello che concerne le metodologie ed i contenuti; dall’altro, fornire una
preparazione mirata alla formazione professionale dello studente. Per questo il
CNSU ritiene assolutamente indispensabile che i corsi di laurea siano
strutturati in modo da compensare queste due esigenze solo apparentemente
contrapposte: fornire insegnamenti teorico – culturali insieme ad insegnamenti
tecnico – professionalizzanti. Questa esigenza assume rilievo in particolare
anche per quello che riguarda le lauree specialistiche. Le commissioni
didattiche infatti hanno dato il loro contributo importante per cui il CNSU
ritiene utile poter monitorare la loro esistenza e, quindi, poterle valorizzare
così come previsto già per legge e aumentarne le competenze oltre quelle
assegnate. I compiti assegnati alle Commissioni Didattiche Paritetiche studenti
– Docenti sono attribuiti dal D.M. 509/99 all’art.12 comma 3: " Le
disposizioni dei regolamenti didattici dei corsi di studio concernenti la
coerenza tra i crediti assegnati alle attività formative e gli specifici
obiettivi formativi programmati sono deliberate dalle competenti strutture
didattiche, previo parere favorevole di commissioni didattiche paritetiche o di
altre analoghe strutture di rappresentanza studentesca. Qualora il parere non
sia favorevole la deliberazione è assunta dal senato accademico. Il parere è
reso entro trenta giorni dalla richiesta. Decorso inutilmente tale termine la
deliberazione è adottata prescindendosi dal parere”, e dalla legge
370/99 all’art.6, comma 5: " Gli statuti degli atenei disciplinano
l'istituzione di commissioni per l'esame dei problemi relativi allo svolgimento
delle attività didattiche presso le competenti strutture e composte
pariteticamente da rappresentanti dei docenti e degli studenti. Le commissioni
esprimono parere circa la compatibilità tra i crediti assegnati alle attività
formative e gli obiettivi formativi programmati dalle strutture didattiche, ai
sensi dei decreti che saranno emanati in attuazione dell'articolo 17, comma 95,
della legge 15 maggio 1997, n. 127, e successive modificazioni."
Il ruolo delle commissioni in prospettiva sarà anche quello
di verificare la reale attinenza tra crediti assegnati alle singole discipline,
e la loro reale sostenibilità in termini di lavoro dello studente.
Conoscenze linguistiche ed informatiche
La riforma prevede in modo obbligatorio l’acquisizione di
conoscenze linguistiche ed informatiche. Gli Atenei stanno tentando di
predisporre gli strumenti necessari affinché questo obiettivo possa essere reso
effettivo. Da questo punto di vista il CNSU rileva due difficoltà concretamente
riscontrate. La prima è quella della mancanza di personale universitario
effettivamente idoneo a tali insegnamenti. Da qui nasce l’auspicio che le
Università, in questa fase transitoria fino all’adeguamento delle strutture,
siano incentivate dal Ministero a stilare accordi con le strutture presenti sul
territorio che sono in grado di erogare questo servizio: Laboratori e Centri
informatici e linguistici, Enti, Fondazioni, Strutture indipendenti. Tali
accordi devono essere realizzati, ovviamente, avendo cura di raggiungere
l’obiettivo finale. Il CNSU ritiene di dover specificare, tuttavia, che
l’obiettivo è duplice, ovvero fornire un servizio al maggior numero di
studenti possibile, ma anche e soprattutto fornire un servizio di qualità
certificata. Si ricorda che, essendo tali corsi un obbligo di legge, le
Università devono fornire il servizio nella modalità gratuita. Infine, il CNSU
ritiene che siano da valorizzare le iniziative finalizzate a questi obiettivi
previa procedura di accreditamento finalizzata alla certificazione di qualità.
Su questi contenuti il Consiglio ritiene opportuno che vi sia un indirizzo
chiaro da parte del Ministro, affinché le attività possano essere iniziate e
portate ad un livello alto di efficienza quanto prima. Il CNSU propone al
Ministero di istituire una attività di monitoraggio della situazione
riguardante questo aspetto entro la fine dell’anno accademico.
Orientamento e tutorato
Attuare la riforma senza decidere definitivamente di
potenziare questi aspetti significherebbe mancare di due elementi decisivi.
Il CNSU chiede dunque di poter conoscere i dati relativi alla
attuazione delle attività di orientamento e tutorato presenti nei singoli
Atenei. Infatti, il CNSU ritiene che queste attività siano spesso trascurate
eccessivamente all’interno delle Università. Le proposte operative di
possibile soluzione di questa situazione sono due. La prima è quella di creare
un incentivo "ad hoc" sul riequilibrio per quelle Università che
dimostrino di essere in grado e di offrire effettivamente un servizio di
tutorato efficiente. Tale documentazione deve essere ovviamente comprovata da
documentazione oggettiva. L’altra possibile soluzione potrebbe essere quella
di coaffidare il servizio di tutorato anche agli studenti ( singoli o
associati) che dimostrino di poter svolgere attività affini e ritenute idonee.
Esempi in questo senso ve ne sono già. Affidare questo servizio comporterebbe
ovviamente che le Università debbano utilizzare parte dei fondi ad esso
destinati per la retribuzione dei soggetti di cui sopra. Il CNSU ritiene
che sarebbe un segnale politico di grande importanza se il Ministero creasse un
apposito fondo destinato esclusivamente a questo tipo di attività.
Per quello che riguarda l’orientamento, il CNSU ritiene che
l’impegno in questo ambito deve essere maggiore per le università, anche con
periodici saloni per l’orientamento. Inoltre vanno ampliati i rapporti in
questo settore con i Comuni e le Regioni in cui le università si trovano.
E’ indispensabile poi un collegamento maggiore tra università e scuola
superiore, con la possibilità di impiegare una parte del personale docente
delle superiori per orientare i giovani nella scelta degli studi universitari
(figura ancora poco presente, anche se prevista, negli atenei italiani).
Peraltro, finanziamenti anche non eccessivi
permetterebbero un incremento della quantità, e, si presume, anche della qualità
delle iniziative di Orientamento.
Crediti Liberi
Il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari è già
intervenuto su tale problematica, sottolineando il principio secondo il quale i
crediti a disposizione degli studenti debbono essere considerati privi di
vincoli ed aventi lo stesso valore dei crediti già assegnati ai settori
scientifico-disciplinari (in particolare ci si riferisce ad ipotesi adottate da
alcune università secondo cui i crediti a scelta dello studente non possono
concorrere al computo della media per il voto di laurea). Tramite i suoi
rappresentanti al CUN, il Consiglio si è fatto portavoce di queste istanze
anche presso il CUN medesimo, che ha fatto proprio questo criterio
nell’analisi dei Regolamenti Didattici d’Ateneo, facendo i rilievi dovuti.
Il CNSU vuole precisare che la formula "privi di vincoli" è
interpretata nella sua forma più estensiva. Ovvero, lo studente deve poter
utilizzare questi crediti in tutte le attività formative (discipline) attivate
nell’Ateneo, e nelle iniziative culturali, sociali, che siano realizzate da
strutture preventivamente accreditate e che dimostrino una valenza didattica
significativa preventivamente accertata e concordata con i competenti organi
didattici di Facoltà e di Ateneo. Il CNSU ritiene peraltro che questa ultima
possibilità paventata possa essere un esempio di impiego proficuo della
autonomia degli Atenei.